
Articolo: Effetti della riduzione di fertilizzazione e irrigazione sulla produttività e la qualità dei frutti di fragola del veronese
Il veronese rappresenta uno dei principali bacini di produzione fragolicola del nord Italia con aziende diretto-coltivatrici dalle superfici medie di poco inferiori ai due ettari (Baroni et al., 2000). Attualmente la superficie coltivata a fragola è risultata pari a circa 510 ettari, in diminuzione rispetto al 2014 (-17%; Macchiet al, 2015). Le principali aree sono situate nella pianura a sud-est di Verona, caratterizzata da terreni leggeri, sciolti e ricchi di scheletro.
La fragolicoltura veronese è basata sulla “coltura protetta” sotto ampi tunnel multipli affiancati (tunnel veronesi) su terreno totalmente pacciamato e/o fumigato e sulla tecnica di coltivazione autunnale-primaverile, nota anche come tecnica “autunnale veronese”, con un doppio ciclo di fruttificazione, in autunno e nella primavera successiva. La tecnica prevede la messa a dimora di piante frigoconservate, in genere di medio-grosse dimensioni, nella seconda metà di agosto, con una densità variabile da 60 a 80.000 piante/ettaro.
La raccolta autunnale inizia 45-55 giorni dopo la piantagione, concentrandosi particolarmente nel mese di ottobre e nella prima parte di novembre in relazione agli andamenti climatici: in questo periodo si raggiungono livelli produttivi spesso di poco superiori ai 100 g/pianta con frutti di pezzatura decisamente inferiore rispetto al periodo primaverile e in genere di maggiore dolcezza e consistenza.
Dopo il riposo vegetativo invernale, le stesse piante hanno un secondo flusso produttivo in aprile – maggio (Bargioni e Tosi, 1991). Con questa tecnica di coltivazione, nel veronese si è anche affermata la coltura “fuori suolo” che permette di superare le problematiche relative alla stanchezza del terreno e di ottenere elevate produzioni unitarie.
Sia per la coltura in suolo che per quella fuori suolo, l’utilizzo della tecnica “autunnale veronese” richiede una particolare attenzione alla corretta fertirrigazione delle piante al fine di incrementare le rese produttive e la qualità dei frutti. Va notata la mancanza di adeguate linee guida che indirizzino i produttori adottare comportamenti univoci sulla gestione degli apporti fertirrigui, soprattutto per quanto riguarda dosi ed epoche d’impiego.