
Cosa dovresti sapere sui limiti di massimo di residui di prodotti fitosanitari negli alimenti trasformati
L’analisi dei residui di prodotti fitosanitari negli alimenti è necessaria per determinare l’eventuale presenza di prodotti di sintesi. Un tipo di controllo fondamentale per garantire la sicurezza alimentare e rispettare le normative nazionali e internazionali.
Il quadro legislativo è contenuto nel Regolamento (CE) n. 396/2005, del Parlamento Europeo e del Consiglio, concernente i livelli massimi di residui di antiparassitari nei o sui prodotti alimentari e mangimi di origine vegetale e animale, che modifica la direttiva 91/414/CEE del Consiglio.
Tali limiti sono riportati negli Allegati II e III del Regolamento, e possono essere anche facilmente consultati nella banca dati ufficiale della Commissione europea – EU Pesticide database. Esaminando in dettaglio l’allegato I, si nota che i limiti sono fissati per le materie prime non trasformate, come l’uva per la vinificazione invece del vino, le olive per produrre olio al posto dell’olio, o l’uva da tavola invece dell’uva passa. Qui il link al documento completo.
I fattori di processo (o di trasformazione)
Pertanto, come stabilito dall’articolo 20.1 del citato Regolamento, per conoscere il limite massimo di residuo LMR dei prodotti trasformati, è necessario applicare un “fattore di processo” (concentrazione, diluizione, ecc.) fissato rispetto all’LMR del prodotto originario.
Dal Reg. 395/2005 “Fattori specifici di concentrazione o di diluizione per talune operazioni di trasformazione e/o miscela, ovvero per determinati prodotti trasformati e/o compositi possono essere iscritti nell’elenco di cui all’allegato VI dello stesso Regolamento”.
Tale allegato VI è tuttavia in attesa di pubblicazione, che avverrà una volta concluse le numerose ricerche in atto, che porteranno a sancire in modo condiviso i fattori di processo. Ad oggi sono discussi nei tavoli di lavoro condotti dalle varie autorità nazionali europee in tema di sicurezza alimentare e nutrizione, con il Codex Alimentarius e la Commissione europea. Fino ad allora spetta all’operatore provare il fattore da applicare in base alla lavorazione a cui è stato sottoposto il prodotto grezzo.
Per questa ragione in Italia, così come negli altri paesi comunitari, negli ultimi anni si sono moltiplicate le richieste alle autorità nazionali da parte degli operatori per avere maggiori certezze sui fattori di processo. Il Ministero della Salute, su parere dell’I.S.S., ha fornito un elevato numero di indicazioni su vari prodotti lavorati, come ad esempio:
- Paprika e basilico essiccato: 10x LMR fissati sul prodotto fresco (basato su calcolo perdita di acqua)
- Pomodori essiccati: 4x LMR fissati su pomodoro (basato su calcolo perdita di acqua)
- Bacche di goji: 4x LMR fissati su pomodoro, cui sono apparentate ai sensi del Reg. 752/2014, parte B (fattore basato sulla resa del processo industriale)
Mentre, di grande interesse per la realtà agro-alimentare italiana, dal Regolamento di Esecuzione (UE) 2016/662 della Commissione abbiamo:
- Vino da uve: può essere applicato un fattore standard pari a 1 rispetto gli LMR fissati per la vite da vino, tenendo conto di una resa standard del 70% circa.
- Olio di oliva vergine: può essere applicato un fattore standard pari a 5 per le sostanze liposolubili, tenendo conto di una resa standard della produzione di olio d’oliva del 20 % della raccolta delle olive; per le sostanze non liposolubili può essere utilizzato un fattore standard di trasformazione pari a 1.
- Riso lucidato: in mancanza di fattori di trasformazione specifici può essere applicato un fattore standard pari a 0,5.
- Farine: può essere utilizzato un fattore standard di trasformazione pari a 1.
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